lunedì 29 dicembre 2008

Peccati di omissione

Mi dispiace molto non aver più tempo da dedicare alla navigazione internet alla ricerca di siti di colleghi e di idee sui legami tra internet e didattica. Si possono trovare spunti di estremo interesse.

Ad esempio, nel suo blog "The Thinking Stick", Jeff Utecht offre alcune considerazioni importanti su quello che secondo me pochi insegnanti e amministratori di istituzioni scolastiche ancora hanno compreso. Gli studenti sono su internet, hanno una loro presenza sociale, parlano, anche della scuola "Pinco Pallino" e del loro insegnante Tizio Caio. Se sono i soli, tutto quel che si troverà online sull'istituto "Pinco Pallino" e sul prof. Tizio Caio è esattamente ciò che ne scriveranno gli studenti...

Diventa allora necessario "occupare" gli spazi, usare il proprio nome in modo massiccio in modo che siano le informazioni pertinenti a prevalere sulle chiacchere degli studenti? Non lo so, personalmente credo che se non necessario, almeno importante lo sia. Sicuramente è bene essere al corrente della situazione. Non occuparsi del proprio nome su internet può rivelarsi una omissione poco simpatica e a cui i rimedi tardivi non valgono molto.

Ma c'è un'altro tipo di omissione, a mio avviso, che riguarda forse ancor più da vicino noi insegnanti nel nostro rapporto educativo con gli studenti. Un ottimo motivo per essere presenti su Facebook e in altri spazi di social network è la necessità di un presidio. Ci sono purtroppo persone, anche colleghi, che sfruttano male e impropriamente questi canali. Esperienza diretta e personale. Esserci può significare, oltre a una lezione di stile, una forma di moderazione nei confronti di situazioni potenzialmente dannose ai nostri studenti e all'immagine delle nostre scuole. Certo, si può far finta di niente. Ma sappiamo bene che nel nostro sistema scolastico vizi e virtù sono sempre visti collettivamente e che raramente le colpe di uno non si riverberano su tutti. Forse anche giustamente.