domenica 30 marzo 2008

Genitori

Su Classroom 2.0 si stanno aprendo alcune discussioni su come gestire le preoccupazioni dei genitori rispetto all'uso di internet da parte dei loro figli.

Pare che negli States alcuni genitori (specialmente di studenti più piccoli, a livello di scuola elementare) siano preoccupati che l'uso di internet possa in qualche modo esporre i propri figli a rischi.

Le risposte che leggo sono abbastanza ottimistiche: gli insegnanti coinvolti sembrano convinti che prima o poi i genitori arriveranno a capire che comunque i loro figli sono esposti a rischi, e quindi il fatto di essere educati a vivere in modo responsabile ed etico la rete sia comunque meglio che finirvi dentro completamente sprovveduti.

Un'interessante linea di condotta è quella di cercare di coinvolgere il più possibile i genitori nell'uso di internet insieme ai loro figli. Credo che questo vada nella stessa direzione detta prima: internet è come qualunque altro posto in cui i ragazzi possono recarsi e gli adulti dovrebbero accompagnarli fino a quando i secondi non hanno una ragionevole sicurezza dell'autonomia dei primi.

Mi sembra comunque un punto importante: i genitori devono essere a conoscenza dell'uso che si fa di internet e di quali misure di sicurezza e di protezione della privacy vengono adottate durante queste operazioni a scuola, di quali compiti vengono assegnati ai loro figli a casa e quali strumenti web venga loro richiesto di usare. L'informazione può essere, a mio avviso, tanto più efficace quanto vi sia coinvolgimento dei genitori stessi nelle attività, o, almeno, apertura: se non è possibile cooperare direttamente con loro, almeno si mostri loro il risultato del lavoro dei loro figli. Un intervento su uno dei forum mi ha fatto sorridere: pensa al frigorifero! Cosa appendono orgogliosamente sullo sportello del frigorifero? I capolavori artistici dei loro bambini. Poter vedere e mostrare che un pezzettino di internet porta la firma di loro figlio, o della sua classe, non può essere motivo di altrettanto orgoglio?

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venerdì 28 marzo 2008

Fisica su Classroom 2.0

Su Classroom 2.0 si è aperta una discussione interessante su quali strumenti Web 2.0 possano essere più indicati per l'insegnamento della fisica.
Chi volesse seguirla, la può trovare qui.

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Moodle in seconda liceo scientifico

Già l'estate scorsa avevo installato Moodle sul mio dominio personale, per vedere come funziona e se vi sono potenzialità per il suo utilizzo a scuola.
Quest'anno ho provato a sfruttarlo con il mio biennio PNI. Devo dire che i ragazzi non si trovano male.

Ora, con la fine dell'anno e con gli sviluppi dei miei interessi sul web 2.0, ho deciso di spingere un po' di più sull'acceleratore. Ho iniziato due attività nelle mie due seconde che richiedono l'uso dei forum di moodle. Le due attività sono molto simili, cambia solo il tema (e nemmeno tanto, visto che entrambe le attività riguardano l'elettrostatica).

  • Una fase di introduzione in classe: visualizzazione di un fenomeno fisico (elettrizzazione di una biro strofinata, attrazione su pezzettini di carta).
  • Formulazione di possibili spiegazioni da parte degli studenti.
  • Formulazione di domande "cruciali" da parte del docente per permettere di verificare o falsificare le spiegazioni degli studenti.
  • Fase di ricerca su internet delle risposte alle domande cruciali; le risposte vengono "postate" sul forum apposito di Moodle.
  • Il docente riordina sommariamente i materiali trovati, eliminando ripetizioni ma senza operare altre scelte.

Fin qui siamo arrivati. La mole di informazioni trovate è stata davvero grande. Mi sono reso conto, però, che uno strumento come un wiki sarebbe effettivamente più adatto per un tipo di lavoro di questo genere.
Le fasi che potrebbero seguire:
  • Lavoro personale sul file complessivo, in modo da ottenere un sunto personalizzato per ogni studente.
  • La creazione di una rubrica-glossario (o di un wiki) sulla base delle informazioni già trovate.
  • Il confronto in laboratorio con altri fenomeni dello stesso tipo; che spiegazione si può dare?
  • Meta: riflessione sul tipo di lavoro compiuto, sugli strumenti usati, sull'apprendimento ottenuto.

Cercherò di aggiornare il blog con l'avanzare dei lavori.
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Tradurre?

Mi sono chiesto se valga la pena fare una versione in lingua inglese di questo blog.

Probabilmente sì, visto che finora sono riuscito a trovare contatti solo di colleghi all'estero.
Ho quindi deciso di provarci... piano piano ho iniziato quindi a lavorare alla traduzione.

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martedì 25 marzo 2008

Si riprende

Le vacanze di Pasqua sono finite, domani riprendo (e alla grande: 4 consigli di classe in fila!).

Mi sono ripromesso di lavorare con i miei studenti in laboratorio di informatica. Vedemo cosa riuscirò a fare. Certamente le riflessioni delle ultime settimane, catalizzate dall'avere aperto questo blog, mi hanno aperto un mondo.

Sul mio moodle per le mie seconde ho postato queste domande:

In cosa la tecnologia di internet può aiutarti a imparare meglio?
Quali servizi offerti da internet conosci?
Quali di questi servizi possono essere utili per imparare, anche a scuola?

Spero che mi rispondano e che mi diano qualche spunto interessante... Intanto, buona ripresa!

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lunedì 24 marzo 2008

Mappe concettuali

Non le ho mai usate, perlomeno chiamandole così. Probabilmente si tratta della mia idiosincrasia verso le "mode" didattiche.

Ovviamente alla lavagna mi capita spessissimo di fare schemi che legano concetti in modo grafico, che organizzano i contenuti già incontrati e quelli ancora da affrontare secondo una certa logica (talvolta anche secondo diverse logiche contemporaneamente).

Nel blog di Kim Pericles si trova un post entusiastico su un nuovo servizio internet, chiamato mind42.com (in fase sperimentale "public beta") che permette di realizzare mappe concettuali interattive e collaborative da includere poi, eventualmente, in blog o altre presentazioni multimediali.

Vi è anche il link al suo sito didattico in cui mostra il servizio "in azione": una mappa concettuale sui disastri naturali, che, tra l'altro, io trovo piuttosto opinabile dal punto di vista logico e classificatorio... Questa è una delle mie perplessità non tanto sullo strumento "mappa concettuale", quanto piuttosto sul suo uso didattico "spensierato" che tanti propongono: è molto difficile trovare un punto di discrimine tra la libertà di organizzazione logica delle informazioni legata alle diverse facoltà e modalità cognitive di ogni persona, e l'anarchia logica che invece, soprattutto in certe discipline come quelle scientifiche, è da evitarsi: certi legami logici tra concetti esistono e vanno colti come sono.



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sabato 22 marzo 2008

Del.icio.us

Del.icio.us è un servizio di social bookmarking. In pratica mette insieme i "preferiti" di tutti gli iscritti, li ricombina, ne fa statistiche... disegna una mappa di internet basata sulle preferenze di coloro che contribuiscono.

Nel blog di Patricia Donaghy è presente un bello screencast (in realtà, visto uno, ne salta fuori un'altra dozzina) su come costruire una rete di contatti e ampliare la propria sitografia tramite del.icio.us.

In pratica cosa succede? Succede che ogni volta che segnalo un sito come preferito, questo viene aggiunto alla mia pagina. Quando guardo questa pagina vedo la lista dei miei siti preferiti, ma vedo anche che, ad esempio, il tal sito è il preferito anche di altre 20 persone. Non solo: di ciascuna delle venti persone posso vedere i preferiti e come li ha organizzati. Magari scopro che un tale ha gli stessi gusti che ho io, ha tra i suoi preferiti alcuni dei siti che conosco anch'io, ma sicuramente tanti altri che io non ho ancora visto. In questo modo sfrutto l'esperienza di qualcun altro che ha i miei stessi interessi per non navigare a caso.

Posso anche aggiungere questa persona al mio network. Se guardo la pagina del mio network vedo i nomi di coloro che ho scelto come "vicini di interessi", ma vedo anche tutti i loro preferiti, dai più recenti ai meno. Posso anche essre utile ai membri del mio network: quando scopro un sito che magari non mi interessa direttamente (se mi interessa direttamente lo inserisco tra i miei preferiti e i miei compagni di network lo vedranno comunque), ma che so che potrebbe interessare a qualcuno del mio network, posso segnalarglielo direttamente tramite del.icio.us.

Affascinato da questa cosa, ho subito provato. Dal primo dei miei "preferiti" sono scaturiti i miei primi tre membri di network e altri tre preferiti da aggiungere... Mi sembra un metodo abbastanza proficuo e che fa risparmiare parecchio tempo.

Pensiamolo applicato in classe, ad esempio nel corso della ricerca di risorse online. Gli studenti di una classe riescono in questo modo ad ottimizzare i tempi (ovviamente se sufficientemente motivati) e a crearsi ciascuno una rete di indirizzi all'interno della quale poi faranno l'ordine, e della quale l'uso, che vorranno.

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Auguri

Niente di troppo didattico. "Solo" tanti auguri di una buona Pasqua.

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Una rubrica dei siti educativi


Patricia Donaghy, redattrice di un blog molto interessante in cui segnala varie applicazioni utili per il web didattico, mi ha scritto segnalandomi una rubrica di blog riguardanti l'educazione e l'istruzione.

Ho ovviamente aderito a Edubloggerdir con il primo blog italiano della rubrica, Il deserto dei tartari 2.0.

Sto facendo un gran lavoro in questi giorni nel tentativo di mettere in rete quante più informazioni possibile. E' vero che riordinare le idee per conto mio è importante, ma due teste sono pur sempre meglio di una!

venerdì 21 marzo 2008

Stare al mondo oggi

Il "nozionismo" è un "ismo" che rischia sempre di affliggere la scuola italiana, così compartimentalizzata tra materie e individualismi.

La risposta che ho solitamente sentito dare a questo rischio è che compito della scuola non è tanto fornire agli studenti dei saperi "pronti", delle nozioni da usare o da spendere immediatamente o nel futuro del lavoro, ma piuttosto dei criteri, delle chiavi di lettura, dei metodi per interpretare il mondo in cui essi vivono. Quello che, in altre parole, l'amico Pier Ezio chiamava "saper stare al mondo".

Una versione un po' più "bilanciata" è quella del mio D.S.: fornire agli studenti una serie di saperi e sufficienti competenze perché ogni studente possa costruire, in mezzo a tanti saperi (plurali) il proprio sapere. Qui il peso della "nozione" è un po' rivalutato rispetto alla versione precedente, ma la rielaborazione personale e i criteri interpretativi hanno sempre il ruolo centrale di collante e il potenziale introiettivo.

Senza scendere nel pragmatismo tipico dell'approccio statunitense/anglosassone, credo anch'io che i saperi, le nozioni che la scuola debba fornire agli studenti non possano essere slegate dal mondo in cui gli studenti stessi operano. Non si tratta di dar loro qualcosa di "utile", ma di dar loro qualcosa di "contestualizzabile", perché, a mio avviso, solo in questo modo le nozioni possono diventare parte di un patrimonio personale. Prendiamo il latino: l'utilità (che gli studenti sempre domandano) è molto relativa: ci sono molte cose che potrebbero essere più "utili" (ma a cosa?) di cinque anni di latino, visto che le ore di insegnamento sono poche e bisogna fare delle scelte. Anche qui bisognerebbe distinguere in diversi livelli di utilità.

Lasciamo stare questo criterio: io credo che il latino valga la pena di essere insegnato ed appreso perché è "contestualizzabile", nella lingua parlata italiana, nella lingua franca internazionale, nelle strutture linguistiche di altre lingue, nelle regole logiche, oltre che nella letteratura latina e di tanti altri Paesi in tanti altri tempi, nell'arte, nelle scienze... Nel mondo di oggi, conoscere il latino può permettere di decodificare grandi quantità di informazioni di valore e di portata praticamente universale.

E questo vale per tante delle discipline che oggi troviamo nelle nostre scuole.

C'è un però. E il però è che tante discipline non nascono "contestualizzate". Il latino, per rimanere nello stesso esempio, può rimanere uno sterile gioco di regole mnemoniche, un esercizio di traduzione di brani senza contenuto, una lingua morta di nessun interesse. Perché questo? Perché manca il contesto in cui la disciplina prenda un significato. Il contesto non deve per forza essere unico: ogni studente può costruirsi il suo, ma è importante che ci sia, perché è all'interno di questo contesto che si sviluppa la motivazione che ciascuno dà al proprio apprendimento.

Per fare questo, l'insegnante deve conoscere il mondo in cui gli studenti vivono, deve viverlo in parte lui stesso, deve apprezzarne le potenzialità e i rischi. In altre parole, deve entrarvi, forse addirittura esservi di casa.

Ecco perché, secondo me, non è pensabile che l'insegnante di oggi ignori il mondo di internet. Perché sempre più studenti, sempre più studenti dei suoi, lo considerano parte del proprio orizzonte. E finché internet era semplicemente una fonte di informazioni, poteva anche essere messo in secondo piano, ma ora che esso si sta proponendo come luogo di interazione, di scambio ed elaborazione di idee e di contenuti, potrebbe per tanti adolescenti diventare un luogo di importanza primaria per la costruzione della propria identità e dei propri saperi.

Non ho idea di come procederà questa cosiddetta rivoluzione del Web 2.0. Sono certo che, almeno potenzialmente, sia qualcosa di grosso. Il fatto che da noi in Italia non sia ancora esploso nella sua potenza non significa che non lo farà a breve, ma dà a noi insegnanti un po' di tempo in più per aggiornarci e recuperare il nostro svantaggio. E' possibile si tratti di una bolla che si sgonferà in breve tempo. Ma è anche possibile che si tratti di una tigre che o impareremo a cavalcare o ci metterà in seria difficoltà. Cosa ci conviene fare?

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Screencast

Ieri ho scoperto il sito di un certo Hans Feldmeier, che gira il web alla ricerca di siti e applicativi interessanti.

Tra le altre cose ho visto servizi interessanti per slideshows e mappe concettuali. Una cosa che mi ha incuriosito particolarmente è un servizio che offre la registrazione e l'archiviazione di screencast direttamente dal computer dell'utente.

Cos'è uno screencast? E' un filmato, una ripresa di ciò che avviene sullo schermo del computer di chi lo produce, magari con tanto di audio di commento. A cosa può servire? Ad esempio, gli screencast vengono usati dai produttori di software o di sistemi operativi per mostrare in modo semplice ma efficace come si installa, come si usa... il prodotto di cui si tratta.

In campo educativo? Oltre ad usarlo per illustrare le funzionalità del sito didattico, ad esempio, immagino i filmati che è possibile fare con Cabri o Geogebra, ad esempio: creo una costruzione geometrica, la commento al microfono e intanto registro il tutto in uno screencast che poi allegherò al mio sito didattico in modo da rendere più semplice agli studenti la riproduzione del compito. Usando lo schermo come lavagna, lo screencast può servire a pubblicare sulla rete ciò che avviene sulla lavagna.

Insieme al servizio di podcast (che invece può essere usato per delle vere e proprie lezioni), per cui invece è necessaria una videocamera digitale per registrare, quello di screencast può essere una tecnica interessante per fornire contenuti in modo più vivace e "tecnologico".

Avendo un sistema operativo Linux, ho trovato un pacchetto carino per realizzare screencast: XVidCap. Chissà se riuscirò in breve tempo a realizzare un breve screencast dimostrativo da postare...

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mercoledì 19 marzo 2008

Insegnare o...?

Interessante questione linguistica.

Dunque, prima di tutto sia chiaro che considero ridicole le mode terminologiche che ci affliggono, in modo particolare nel mondo della scuola italiana. La scuola elementare non cambia solo perché adesso si chiama primaria, e così via.

Però le parole dicono anche il pensiero di chi le usa, fortunatamente. Nel post di RashKath nel blog educatorslogin, un blog di insegnanti indiani, si trova un paio di volte questa associazione "teaching learning". Ad esempio, l'autrice afferma "I am exploring new strategies for teaching learning mathematics". Un plauso a lei, un plauso per "mathematics" all'inglese o alla francese, al plurale e non, come diciamo noi, "matematica" e gli statunitensi "math" al singolare. Un plauso soprattutto per questo modo di dire: "teaching learning mathematics". Lei non insegna la matematica: lei insegna ad apprendere la matematica.

Oddio, è chiaro che se io ti insegno ad apprendere la matematica, intanto che io ti insegno ad apprendere, tu apprendi ad apprendere la matematica, ma apprendi anche la matematica. I classici due piccioni con una fava. Con il valore aggiuntivo che tu, una volta che io non ci sono più, sei comunque in grado di apprendere la matematica...

Secondo me vale la pena rifletterci. E vale la pena anche perché i processi di apprendimento, a differenza della matematica dei nostri imbalsamati programmi, cambiano col passare del tempo...

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366photos

Girovagando per il mondo web mi sono imbattuto in un gruppo di Flickr (che è una community di photo sharing online che ormai sta sfidando YouTube anche sul versante video) chiamato 366photos.

L'idea è (era, ormai è già partita) quella di scattare una foto al giorno per un anno. Ho letto commenti di alcuni che partecipano e di altri che assistono da spettatori che questo modo di fare prima o poi cambia il modo di vedere e di pensare, in qualche modo ti proietta in un mondo in cui l'immagine, la ricerca di una bella immagine ha un posto prioritario nel modo di percepire la realtà. Alcuni blogger stanno facendo lo stesso, costringendosi a scrivere un post al giorno, per abituare la mente a un modo di espressione che probabilmente richiede per alcuni una certa "riconversione".

Questa idea l'ho trovata (un po' più in piccolo, parlando di un mese) nel blog di Darren Kuropatwa, un insegnante canadese che ha tante belle idee; ad esempio tipo sfruttare flickr e la sua comunità in modo didattico... pensate che bello potrebbe essere per un insegnante di italiano del biennio superiore (in cui una delle unità di apprendimento è solitamente l'analisi dei linguaggi e delle forme di espressione) o di arte il poter stimolare la creatività degli studenti, mostrare loro i potenziali usi educativi dei loro telefonini e di internet, mentre insegna loro a leggere un'immagine scattata proprio da loro, o mentre chiede loro di costruire immagini a partire dal contenuto che deve essere possibile leggervi...

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Wiki online e in locale - note tecniche

Non so praticamente nulla di wiki. Per saperne di più ho provato ad iscrivermi a un paio di siti che offrono gratuitamente degli spazi wiki (pbwiki e wikispaces) e ad installare localmente sul mio portatile dei software che facciano lo stesso: tikiwiki, dokuwiki, mediawiki.

Ho trovato più semplice, più personalizzabile, in definitiva più attraente pbwiki, tra i due candidati per il mio wiki di lavoro (che ho già messo all'opera).

Per quanto riguarda quelli in locale, l'unico che non ha dato problemi sulla mia scatola Ubuntu è stato dokuwiki, che ho subito adottato come strumento (condiviso in rete) di collaborazione domestica. Un po' una colf: peccato che non stiri.

Una delle cose belle di queste tecnologie è proprio il poter imparare da autodidatti o quasi semplicemente leggendo qua e là e provando con le proprie mani.


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martedì 18 marzo 2008

Gli strumenti che hanno cambiato l'insegnamento?

Su "Classroom 2.0" è stato aperto un forum sugli strumenti che sono divenuti insostituibili per come hanno cambiato la didassi dei partecipanti.

Hanno risposto in tanti, indicando: computer, internet, blog e wiki, proiettori, e molte altre cose.

Io mi vergogno: dovrei rispondere "la lavagna". Vorrà dire che devo svecchiare un po'? Vediamo...

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lunedì 17 marzo 2008

Wiki e blog

In questo wiki, per la verità piuttosto scarno, si trovano linee piuttosto interessanti che vale la pena riportare qui.

Blog (da web log, dove "web" indica internet e "log" è la registrazione di qualcosa, una tabella di marcia). Un giornale online in cui una o più persone scrivono articoli, che sono raggiungibili, a seconda delle impostazioni, da chiunque o da un gruppo selezionato di persone, e in cui i lettori (o una porzione di essi) ha la possibilità di rispondere intavolando quindi una discussione. Questo sito è un esempio (piuttosto povero, per il momento) di blog.

Wiki (dall'hawaiiano, "veloce", "rapido"). Si tratta di una raccolta di informazioni strutturate accessibili a più persone (solitamente nella forma di una pagina web), che possono modificarle o aggiungervi contributi. Wikipedia è un esempio (gigantesco) di wiki.

Da qui in avanti vado a braccio, nel senso che si tratta di riflessioni notturne quasi estemporanee e in attesa di riscontri, confronti, smentite.

Che usi didattici si possono trovare per questi due protagonisti del Web 2.0? Il primo è senz'altro indicato per avere discussioni, scrittura creativa, in qualche modo per ogni tipo di attività in cui l'aspetto dialogico è centrale. Vista la forma giornalistica e l'aspetto sequenziale degli interventi, mi sembra di poter dire che il blog possa essere utile in situazioni di costruzione di saperi distinti e personali tramite il confronto e il dialogo.

Il secondo invece è più utile in situazioni in cui vi sia un obiettivo finale da raggiungere per approssimazioni successive e in modo collaborativo. Tenendo presente che in molti casi i servizi wiki offrono anche strumenti per la discussione delle modifiche apportate da un utente, il wiki può essere utile in situazioni di accrescimento cumulativo di un sapere collettivo unificabile, senza un ruolo fondamentale della cronologia.

Mettendo in evidenza il ruolo del tempo, si può notare una sostanziale dualità dei due mezzi di comunicazione: il wiki è un colpo d'occhio sincrono di un sapere che si è costruito diacronicamente. Il blog è un colpo d'occhio diacronico di diversi saperi che si costruiscono sincronicamente.

Mettendo in evidenza invece l'elemento centrale e la tipologia di sapere coinvolto, il wiki è centrato sull'oggetto, che è singolare (nel senso che il contenuto del wiki è uno solo), mentre il blog è centrato sul processo, che è plurale (nel senso che i processi di apprendimento in corso sono diversi per ogni persona partecipante).


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sabato 15 marzo 2008

10 modi per usare un blog

Trovo sul sito di Edublogs alcuni consigli per l'uso didattico del blog. Li posto qui...

  1. Posta materiali e risorse. Il web è uno strumento fantastico quando si tratta di distribuire risorse: tutto quel che devi fare sul tuo Edublog è caricare, o copiare e incollare, i tuoi materiali nel tuo blog, ed essi saranno istantaneamente accessibili dai tuoi studenti da scuola e da casa. E ancor di più, puoi facilmente gestire chi può avere accesso ad esse tramite password e accessori con misure di sicurezza.
  2. Ospita discussioni online. Se ti sei mai preso la briga di organizzare uno spazio di discussione online, ti piacerà molto quel che Edublogs può fare per te. Gli studenti possono semplicemente rispondere a post di blog e discutere argomenti che hai assegnato loro attraverso commenti o grazie alla semplice funzionalità di forum: i commentatori possono anche iscriversi e ricevere email quando ci sono risposte ai loro commenti e tu puoi facilmente gestire ed editare tutte le risposte tramite il pannello amministrativo.
  3. Crea una pubblicazione di classe. Ricordi i bei vecchi tempi dei giornali di classe? Ecco, sono diventati ancora più facili con Edublog: puoi aggiungere studenti come contributori, autori e persino editori per produrre una pubblicazione  collaborativa online personalizzata, dettagliata e coinvolgente.
  4. Sostituisci il tuo bollettino. Ti sei sempre divertito a fotocopiare e graffare pagine e pagine di un bollettino al venerdì pomeriggio? Ah no? E' ridicolmente semplice postare informazioni per la classe, notizie, eventi e altro sul tuo edublog.
  5. Fai bloggare i tuoi studenti. Va bene inviare i tuoi studenti su siti che offrono blog, o anche crearli per loro, ma hai bisogno di operare come un centro di smistamento per il loro lavoro e di un luogo in cui essi possono facilmente visitare i blog gli uni degli altri. Il tuo Edublog può essere usato per incollare insieme i blog dei tuoi studenti e inoltre, se chiedi ai tuoi studenti di bloggare, devi farlo tu stesso!
  6. Condividi la tua programmazione. Tutti amiamo pianificare e il lavoro amministrativo, vero? Bene, usando un Edublog puoi trasformare la pianificazione e la riflessione sulle classi in un'esperienza genuinamente produttiva e persino collaborativa. Condividere i tuoi piani, le tue riflessioni, le tue idee e le tue paure con altri educatori sia della tua scuola che intorno al mondo usando un Edublog è un grande modo per crescere come insegnante, e un modo brillante per usare un blog.
  7. Integra multimedia di ogni tipo. Con un paio di clic puoi inserire video online, presentazioni multimediali, proiezioni di diapositive e altro nel tuo edublog e miscelarli con il tuo testo e le tue risorse statiche. Non sono richiesti cd, non è necessario saper programmare: selezioni il video, il podcast o lo slidecast che vuoi usare e lo inserisci nel tuo blog per illustrare, arricchire e migliorare la tua attrezzatura per l'insegnamento.
  8. Organizza, organizza, organizza. Non devi usare il tuo blog solo come un pedagogo... puoi usarlo ugualmente anche per organizzare qualunque cosa dalle squadre sportive della scuola alle prove per una produzione prossima. Puoi allestire quanti Edublog vuoi, perciò non aver paura ad usarne uno dedicato per un particolare evento.
  9. Cerca il feedback. Non c'è niente che dica che tu non possa permettere commenti anonimi su un blog (anche se hai perfettamente ragione se decidi di sottoporre qualsiasi commento alla moderazione), ma perché non pensare di usare un blog come un posto per studenti, e persino genitori, per dar voce ai problemi, lasciare un feedback o in generale dirti quanto sei bravo?
  10. Crea un sito completamente funzionante. Una delle grandi cose degli Edublog è che sono molto, molto di più rispetto a strumenti per il blog. In effetti, puoi usare il tuo Edublog per creare un sito con molti livelli, approfondito, ricco di risorse multimediali, che non sembra affatto un blog. Perciò se preferisci creare un insieme di contenuti statici, un archivio di informazioni importanti o persino catalogare la biblioteca, puoi piegare un Edublog secondo le tue esigenze.

Ovviamente il tutto è pubblicità. Mi sembra però piuttosto interessante vedere le possibili situazioni in cui viene suggerito di usare un blog o un servizio basato su un blog...
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venerdì 14 marzo 2008

Come diventare un insegnante alfabetizzato del XXI secolo

Nel suo blog, David Warlick suggerisce un cammino in dodici passi per diventare "a 21st Century Literate Educator", cioè un insegnante, tradurrei, esperto, alfabetizzato circa il XXI secolo. Come se questo secolo avesse bisogno di istruzioni per l'uso, di un percorso di apprendimento per gli insegnanti nati e cresciuti nel secolo precedente.
Traduco i dodici punti, perché mi sembrano interessanti:

  1. Trova due o più altro educatori nella tua scuola interessati ad imparare e ad usare le emergenti tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Sarebbe un vantaggio enorme avere nel gruppo l'esperto bibliotecario della scuola.
  2. Identifica la persona giusta nella scuola che possa fornire il supporto tecnico e la configurazione per i computer, sempre più usati, e per la rete. Regalagli dei biscotti al cioccolato.
  3. Identifica alcuni edu-bloggers che parlano delle ICT emergenti che stai considerando. Leggi il wiki "Bloggers to learn from", con i contributi di una comunità mondiale di educatori.
  4. Delega! Assegna a ogni membro del tuo team alcuni dei blog selezionati da seguire, condividendo nel gruppo gli specifici post.
  5. Leggi, studia e discuti di libri sull'insegnamento e l'apprendimento e il mondo in cui questi avvengono. Leggi il wiki "Books to learn from", con i contributi di una comunità mondiale di educatori.
  6. Programma incontri regolari (una o due volte al mese) in un ristorante, bar o pizzeria locale (preferibilmente con Wi-Fi). Incontratevi e discutete quel che avete imparato e che volete imparare.
  7. Apri un account di gruppo su del.icio.us (un servizio di social bookmarking) per organizzare e condividere le risorse web.
  8. Apri un wiki per inserirvi appunti, link e istruzioni passo-passo.
  9. Aderisci a uno dei social network di Ning, come School 2.0, Library 2.0, Classroom 2.0.
  10. Apri il tuo blog personale per condividere le tue riflessioni su quel che stai imparando e su come lo stai imparando.
  11. Inizia a sperimentare nella tua classe e condividi i risultati.
  12. Condividi i tuoi risultati con altri insegnanti della tua scuola e invitali alle discussioni.
L'articolo si conclude con quella che, a mio avviso, è una frase assolutamente condivisibile, ben al di là degli aspetti tecnologici: inizia a realizzare, nel tuo lavoro di insegnante, la pratica di diventare un maestro apprenditore (master learner).
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La classe utopica

Mi sono imbattuto in un blog piuttosto interessante. Jabiz Raisdana, un insegnante americano parla in questo post della classe utopica del ventunesimo secolo. Ovviamente tutto è basato sulla tecnologia e sulle possibilità di sfruttare i più moderni ritrovati in classe. Però mi sembra interessante l'idea di fondo: il mondo è cambiato, gli studenti devono vivere in un mondo diverso da quello in cui sono cresciuti i loro docenti, e a questo devono essere equipaggiati, la scuola deve pensare anche a questo.

D'altro canto, leggendo altri post sullo stesso blog, si viene a sapere che il Jabiz Raisdana è stato spinto a dimettersi dal suo incarico di insegnamento perché in uno dei blog che usava con gli studenti appariva un link che portava al suo blog personale. Una distrazione costata cara, che, a mio avviso, richiede qualche riflessione sul rapporto pubblico-privato dell'insegnante, sulla privacy e sui limiti da porre alla ricerca della privacy, sulla professionalità dell'insegnante e sulla sua umanità.

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mercoledì 12 marzo 2008

Cos'è il Web 2.0

Forse è il caso di dare una definizione a cosa intendo io per Web 2.0, visto che questo è una delle due gambe di questo blog.

Mi rifaccio all'articolo di Hargadon che ho già segnalato in un post precedente.

Se il Web 1.0 è internet come l'abbiamo conosciuto qui in Italia alla sua prima diffusione di massa, cioè un luogo in cui è molto facile trovare contenuti, meno facile selezionarli, ma molto più difficile e dispendioso crearli, il Web 2.0 è l'evoluzione "naturale" e interattiva, cioè internet come si sta affermando sempre di più (specialmente tra le giovani generazioni): con la possibilità di creare contenuti con grande facilità, personalizzabile, con strumenti di comunità e di interazione, di lavoro cooperativo, di condivisione.

Youtube, Facebook, Flickr sono tra i "campioni" di questa piccola o grande rivoluzione. Questo stesso blog è un esempio di Web 2.0. Ho impiegato dieci minuti ad aprirlo. Ogni volta che devo inserire un articolo mi basta aprire una finestra nel mio browser, scrivere e premere un bottone per pubblicare direttamente. La limitazione (ma forse è proprio qui il punto cruciale) è solo la mia capacità di creare, di produrre.

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martedì 11 marzo 2008

Steve Hargadon

Steve Hargadon è uno dei promotori di Ning, un servizio web 2.0 che permette, udite udite, di creare non dei blog, ma degli interi social network personalizzati.
All'interno di Ning, vi è un social network in particolare, Classroom 2.0, che si riferisce più o meno agli stessi temi di questo blog.
Steve Hargadon è uno degli animatori di questa comunità. Perché parlo di lui? Perché uno dei motivi che mi hanno spinto ad affrontare questi argomenti è esattamente un suo articolo, che si può trovare nel suo blog. L'articolo, "Web 2.0 is the future of education" è molto interessante. Vale la pena di essere letto e discusso, se non altro per comprendere che differenza prospettica c'è tra il nostro modo italiano di vedere l'istruzione e quello statunitense.
Sia chiaro, sono affezionatissimo alla nostra cara vecchia malandata scuola italiana. Ma sono anche convinto che, di tanto in tanto, uno sguardo altrove non può che far bene. Allora, buona lettura!

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Fine o mezzo

Una mia collega di materie letterarie nega qualsiasi diritto di cittadinanza all'informatica nella scuola. Di fatto, in tante situazioni l'informatica c'è (o ci dovrebbe essere) ma non si vede...

Ma prendiamolo come dato di fatto: per qualche strana ragione, l'informatica è presente all'interno delle nostre scuole. Perché? Come interpretare questa presenza che, francamente, qualche volta può anche apparire inquietante?

In prima approssimazione, direi che un modo per vederla può essere come "fine": dobbiamo insegnare ai nostri studenti alcune abilità tecnologiche (perché servono nel mondo del lavoro, probabilmente) e le ore di informatica a questo sono deputate.

In alcuni indirizzi di scuole tecniche o professionali questo è certamente il caso: dove effettivamente ci sono contenuti da trasmettere. In altri casi, credo sia facile convenire con me, siamo perdenti in partenza: "ne sanno più di noi", sono loro, i nostri studenti, gli autoctoni nel mondo digitale, mentre noi solo immigrati, per usare un'immagine oggi di moda e che sta riscuotendo giusta fortuna.

Oppure possiamo considerarla un "mezzo" per arrivare a qualcos'altro. Già mi piace questa prospettiva, perché apre una nuova domanda: per arrivare a cosa? Proverei a lasciarmi provocare da questa domanda: quali abilità/competenze sono attingibili tramite le tecnologie, per mezzo loro? Secondo me questo può aiutarci a rispondere anche alla domanda sulla dignità delle tecnologie nella scuola.

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Apriamo!

Questo blog vuole essere un tentativo di aprire un discorso.
Il discorso riguarda l'uso delle tecnologie nella didattica, in particolare del cosiddetto Web 2.0, più in particolare nella scuola superiore italiana, ancor più in particolare per le discipline scientifiche.
Il titolo di questo blog suggerisce le mie aspettative sull'interesse del docente "medio".
Eppure forse l'attesa di un confronto non sarà vana, chi lo sa?
Benvenuti tutti coloro che hanno voglia di chiaccherare qui, in questa fortezza.