Il "nozionismo" è un "ismo" che rischia sempre di affliggere la scuola italiana, così compartimentalizzata tra materie e individualismi.
La risposta che ho solitamente sentito dare a questo rischio è che compito della scuola non è tanto fornire agli studenti dei saperi "pronti", delle nozioni da usare o da spendere immediatamente o nel futuro del lavoro, ma piuttosto dei criteri, delle chiavi di lettura, dei metodi per interpretare il mondo in cui essi vivono. Quello che, in altre parole, l'amico Pier Ezio chiamava "saper stare al mondo".
Una versione un po' più "bilanciata" è quella del mio D.S.: fornire agli studenti una serie di saperi e sufficienti competenze perché ogni studente possa costruire, in mezzo a tanti saperi (plurali) il proprio sapere. Qui il peso della "nozione" è un po' rivalutato rispetto alla versione precedente, ma la rielaborazione personale e i criteri interpretativi hanno sempre il ruolo centrale di collante e il potenziale introiettivo.
Senza scendere nel pragmatismo tipico dell'approccio statunitense/anglosassone, credo anch'io che i saperi, le nozioni che la scuola debba fornire agli studenti non possano essere slegate dal mondo in cui gli studenti stessi operano. Non si tratta di dar loro qualcosa di "utile", ma di dar loro qualcosa di "contestualizzabile", perché, a mio avviso, solo in questo modo le nozioni possono diventare parte di un patrimonio personale. Prendiamo il latino: l'utilità (che gli studenti sempre domandano) è molto relativa: ci sono molte cose che potrebbero essere più "utili" (ma a cosa?) di cinque anni di latino, visto che le ore di insegnamento sono poche e bisogna fare delle scelte. Anche qui bisognerebbe distinguere in diversi livelli di utilità.
Lasciamo stare questo criterio: io credo che il latino valga la pena di essere insegnato ed appreso perché è "contestualizzabile", nella lingua parlata italiana, nella lingua franca internazionale, nelle strutture linguistiche di altre lingue, nelle regole logiche, oltre che nella letteratura latina e di tanti altri Paesi in tanti altri tempi, nell'arte, nelle scienze... Nel mondo di oggi, conoscere il latino può permettere di decodificare grandi quantità di informazioni di valore e di portata praticamente universale.
E questo vale per tante delle discipline che oggi troviamo nelle nostre scuole.
C'è un però. E il però è che tante discipline non nascono "contestualizzate". Il latino, per rimanere nello stesso esempio, può rimanere uno sterile gioco di regole mnemoniche, un esercizio di traduzione di brani senza contenuto, una lingua morta di nessun interesse. Perché questo? Perché manca il contesto in cui la disciplina prenda un significato. Il contesto non deve per forza essere unico: ogni studente può costruirsi il suo, ma è importante che ci sia, perché è all'interno di questo contesto che si sviluppa la motivazione che ciascuno dà al proprio apprendimento.
Per fare questo, l'insegnante deve conoscere il mondo in cui gli studenti vivono, deve viverlo in parte lui stesso, deve apprezzarne le potenzialità e i rischi. In altre parole, deve entrarvi, forse addirittura esservi di casa.
Ecco perché, secondo me, non è pensabile che l'insegnante di oggi ignori il mondo di internet. Perché sempre più studenti, sempre più studenti dei suoi, lo considerano parte del proprio orizzonte. E finché internet era semplicemente una fonte di informazioni, poteva anche essere messo in secondo piano, ma ora che esso si sta proponendo come luogo di interazione, di scambio ed elaborazione di idee e di contenuti, potrebbe per tanti adolescenti diventare un luogo di importanza primaria per la costruzione della propria identità e dei propri saperi.
Non ho idea di come procederà questa cosiddetta rivoluzione del Web 2.0. Sono certo che, almeno potenzialmente, sia qualcosa di grosso. Il fatto che da noi in Italia non sia ancora esploso nella sua potenza non significa che non lo farà a breve, ma dà a noi insegnanti un po' di tempo in più per aggiornarci e recuperare il nostro svantaggio. E' possibile si tratti di una bolla che si sgonferà in breve tempo. Ma è anche possibile che si tratti di una tigre che o impareremo a cavalcare o ci metterà in seria difficoltà. Cosa ci conviene fare?
venerdì 21 marzo 2008
Stare al mondo oggi
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